Danieleha creato una guida

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Visite turistiche

Il castello di Aci si trova ad Aci Castello in provincia di Catania. La fortificazione di incerta origine, fu il fulcro dello sviluppo del territorio delle Aci nel medioevo. Durante i Vespri siciliani, fu assoggettato alla signoria di Ruggero di Lauria, quindi in epoca aragonese fu di Giovanni di Sicilia e infine degli Alagona venendo più volte assediato. Attualmente è sede di un museo civico.
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Aci Castello
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Il castello di Aci si trova ad Aci Castello in provincia di Catania. La fortificazione di incerta origine, fu il fulcro dello sviluppo del territorio delle Aci nel medioevo. Durante i Vespri siciliani, fu assoggettato alla signoria di Ruggero di Lauria, quindi in epoca aragonese fu di Giovanni di Sicilia e infine degli Alagona venendo più volte assediato. Attualmente è sede di un museo civico.
Incantevole borgo marinaro, Acitrezza è stata, da sempre, una terra al centro di miti e leggende. Il mito. Con un nome che prende spunto dal mitico fiume Aci che, secondo la leggenda passava in modo abbondante ed impetuoso da quelle parti, Acitrezza sarebbe anche la protagonista del canto IX dell’Odissea. Secondo il racconto del poeta greco Omero, infatti, i faraglioni, gli otto scogli che si ergono di fronte alla costa di Acitrezza, sarebbero le pietre lanciate da Polifemo ad Ulisse, durante la fuga di quest’ultimo che aveva accecato il ciclope. Da qui anche il nome di Isole dei Ciclopi per i faraglioni e di Riviera dei Ciclopi per il golfo antistante. Ad Acitrezza sembra sia ambientato anche il canto III dell’Eneide di Virgilio, che narra l’incontro tra il troiano Enea e il greco Achemenide, ex compagno di Ulisse, dimenticato dai compagni nella terra dei Ciclopi durante la fuga narrata dall’Odissea.
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Aci Trezza
6 Via Provinciale
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Incantevole borgo marinaro, Acitrezza è stata, da sempre, una terra al centro di miti e leggende. Il mito. Con un nome che prende spunto dal mitico fiume Aci che, secondo la leggenda passava in modo abbondante ed impetuoso da quelle parti, Acitrezza sarebbe anche la protagonista del canto IX dell’Odissea. Secondo il racconto del poeta greco Omero, infatti, i faraglioni, gli otto scogli che si ergono di fronte alla costa di Acitrezza, sarebbero le pietre lanciate da Polifemo ad Ulisse, durante la fuga di quest’ultimo che aveva accecato il ciclope. Da qui anche il nome di Isole dei Ciclopi per i faraglioni e di Riviera dei Ciclopi per il golfo antistante. Ad Acitrezza sembra sia ambientato anche il canto III dell’Eneide di Virgilio, che narra l’incontro tra il troiano Enea e il greco Achemenide, ex compagno di Ulisse, dimenticato dai compagni nella terra dei Ciclopi durante la fuga narrata dall’Odissea.
Costruito per volere di Federico II tra il 1239 e il 1250, il Castello Ursino nacque all’interno del progetto difensivo delle coste orientali siciliane e sorgeva su un promontorio circondato dal mare. Il progetto dell’edificio fu ideato e realizzato per mano dell’architetto Riccardo da Lentini che decise di renderlo simbolo dell’autorità e del potere imperiale. A causa dell’eruzione del 1669 la lava che scorreva a sud del castello, dove oggi c’è il quartiere “Angeli Custodi“, in direzione del mare, lo avvolse da ovest e da est con due bracci di magma, che colmarono i fossati e ne ridussero l’altezza “apparente” dal nuovo piano di calpestio, infatti le basi delle torri “a zampa di elefante” scomparvero alla vista e soltanto 20 anni fa sono state riportate alla luce. La lava, che aveva un fronte di circa 800-900 metri, riversandosi nel mare a ridosso dell’edificio creò una striscia di terra ferma e da quel momento il Castello Ursino non fu più affacciato sul mare. Nel XVI secolo divenne dimora temporanea dei Viceré, e parte della sua struttura fu adibita a prigione. I graffiti e le iscrizioni realizzate dai prigionieri sono tuttora visibili al piano terra dell’edificio, nonostante le numerose ristrutturazioni. Nel 1934 fu restaurato con l’intento di riportarlo all’originale stile svevo (dove non fu possibile a quello rinascimentale), e divenne la sede del Museo Civico di Catania. Il Museo riunisce le collezioni del Monastero dei Benedettini, parte di quella del principe Biscari, e parte di quelle donate ad esso dal barone Zappalà-Asmundo
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Castello Ursino
21 Piazza Federico di Svevia
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Costruito per volere di Federico II tra il 1239 e il 1250, il Castello Ursino nacque all’interno del progetto difensivo delle coste orientali siciliane e sorgeva su un promontorio circondato dal mare. Il progetto dell’edificio fu ideato e realizzato per mano dell’architetto Riccardo da Lentini che decise di renderlo simbolo dell’autorità e del potere imperiale. A causa dell’eruzione del 1669 la lava che scorreva a sud del castello, dove oggi c’è il quartiere “Angeli Custodi“, in direzione del mare, lo avvolse da ovest e da est con due bracci di magma, che colmarono i fossati e ne ridussero l’altezza “apparente” dal nuovo piano di calpestio, infatti le basi delle torri “a zampa di elefante” scomparvero alla vista e soltanto 20 anni fa sono state riportate alla luce. La lava, che aveva un fronte di circa 800-900 metri, riversandosi nel mare a ridosso dell’edificio creò una striscia di terra ferma e da quel momento il Castello Ursino non fu più affacciato sul mare. Nel XVI secolo divenne dimora temporanea dei Viceré, e parte della sua struttura fu adibita a prigione. I graffiti e le iscrizioni realizzate dai prigionieri sono tuttora visibili al piano terra dell’edificio, nonostante le numerose ristrutturazioni. Nel 1934 fu restaurato con l’intento di riportarlo all’originale stile svevo (dove non fu possibile a quello rinascimentale), e divenne la sede del Museo Civico di Catania. Il Museo riunisce le collezioni del Monastero dei Benedettini, parte di quella del principe Biscari, e parte di quelle donate ad esso dal barone Zappalà-Asmundo
Il Monastero di San Nicolò l'Arena (o "la Rena"; dove per rena si intende la rena rossa, termine dialettale che indica la sabbia vulcanica presente nel territorio) è un complesso ecclesiastico del centro storico di Catania, situato in piazza Dante, costituito da un importante edificio monastico benedettino e da una monumentale chiesa settecentesca. Fu fondato da monaci provenienti dall'omonimo monastero situato nei pressi di Nicolosi che a metà del XVI secolo chiesero al senato cittadino l'autorizzazione a edificare entro le mura, poiché minacciati dalle eruzioni dell'Etna e dalla presenza di briganti. Data la superficie occupata, circa 210 x 130 m., è ritenuto per estensione il secondo monastero benedettino più grande d'Europa (secondo solo al Monastero di Mafra in Portogallo). Il monastero fu dichiarato monumento nazionale con regio decreto del 15 agosto 1869. Nel 2002 viene inserito nell'elenco del patrimonio mondiale dell'UNESCO come "gioiello del tardo-barocco siciliano" facente parte all'itinerario del "tardo-barocco siciliano del Val di Noto" e nel 2008 la Regione Siciliana dichiara di “importante interesse artistico” il progetto guida riguardante la ristrutturazione del complesso dei Benedettini a Catania firmato da Giancarlo De Carlo. Oggi è sede del DISUM - Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università degli Studi di Catania.
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Monastero dei Benedettini
32 Piazza Dante Alighieri
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Il Monastero di San Nicolò l'Arena (o "la Rena"; dove per rena si intende la rena rossa, termine dialettale che indica la sabbia vulcanica presente nel territorio) è un complesso ecclesiastico del centro storico di Catania, situato in piazza Dante, costituito da un importante edificio monastico benedettino e da una monumentale chiesa settecentesca. Fu fondato da monaci provenienti dall'omonimo monastero situato nei pressi di Nicolosi che a metà del XVI secolo chiesero al senato cittadino l'autorizzazione a edificare entro le mura, poiché minacciati dalle eruzioni dell'Etna e dalla presenza di briganti. Data la superficie occupata, circa 210 x 130 m., è ritenuto per estensione il secondo monastero benedettino più grande d'Europa (secondo solo al Monastero di Mafra in Portogallo). Il monastero fu dichiarato monumento nazionale con regio decreto del 15 agosto 1869. Nel 2002 viene inserito nell'elenco del patrimonio mondiale dell'UNESCO come "gioiello del tardo-barocco siciliano" facente parte all'itinerario del "tardo-barocco siciliano del Val di Noto" e nel 2008 la Regione Siciliana dichiara di “importante interesse artistico” il progetto guida riguardante la ristrutturazione del complesso dei Benedettini a Catania firmato da Giancarlo De Carlo. Oggi è sede del DISUM - Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università degli Studi di Catania.
La creazione di quello che sarebbe poi diventato il Teatro Massimo Bellini durò quasi duecento anni, a cominciare dalle discussioni seguite al disastroso terremoto del 1693 che distrusse completamente Catania. Fu discussa la costruzione di un teatro pubblico e nel 1812 fu finalmente posata una prima pietra. L'architetto Salvatore Zahra Buda iniziò a preparare un progetto per un teatro in piazza Nuovaluce, di fronte al monastero di Santa Maria di Nuovaluce, sede dell'attuale teatro. Si decise di realizzare un "Grande Teatro Comunale" degno di una città in espansione; il progetto del "Teatro Nuovaluce" era grandioso a tutti gli effetti, ed era concepito per realizzare una delle opere più innovative in Italia. A causa di problemi di finanziamento, il lavoro si è dovuto fermare per alcuni anni. Nel frattempo venne invece costruito un teatro più piccolo - il "Teatro Comunale Provvisorio", inaugurato nel 1822 (ma fu distrutto durante la seconda guerra mondiale). Intanto il Teatro Nuovaluce, dopo essere stato in parte ultimato e trasformato in sala polivalente, fu destinato prevalentemente all'uso estivo fino al 1865 quando fu venduto privatamente per finanziare la costruzione di un nuovo teatro. Nel 1870 l'architetto teatrale Carlo Sada fu incaricato di trovare una sede adatta per il nuovo teatro. Molte opzioni di location sono state prese in considerazione per il tanto desiderato teatro "Massimo". Un luogo è stato scelto solo per essere rifiutato e il sito originale è stato riportato in scena. Questa volta doveva essere la location di una grande sala polivalente. Anche in questo caso sono sorti problemi di finanziamento e il piano è stato ripreso dal Comune. Un comitato municipale ha quindi deciso che la struttura dovesse essere trasformata in un teatro dell'opera unidirezionale. Alla fine i lavori procedettero bene e il teatro fu completato in sette anni, inaugurando nel maggio 1890. Lo stile del teatro di Catania si ispira all'eclettismo francese del secondo impero imposto a Parigi da Charles Garnier con l'Opera di Parigi. Il suo atrio marmoreo, il “Ridotto”, è ornato e stuccato, e tra gli archi centrali si trova una statua di Bellini. Il bellissimo interno rosso felpato comprende i posti a sedere del piano principale e quattro ordini di palchi. Intorno a loro, al livello superiore, si trovano insoliti portici ad arco. Il soffitto dipinto da Ernesto Bellandi raffigura scene di quattro delle opere più famose di Bellini.
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Teatro Massimo Bellini
12 Via Giuseppe Perrotta
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La creazione di quello che sarebbe poi diventato il Teatro Massimo Bellini durò quasi duecento anni, a cominciare dalle discussioni seguite al disastroso terremoto del 1693 che distrusse completamente Catania. Fu discussa la costruzione di un teatro pubblico e nel 1812 fu finalmente posata una prima pietra. L'architetto Salvatore Zahra Buda iniziò a preparare un progetto per un teatro in piazza Nuovaluce, di fronte al monastero di Santa Maria di Nuovaluce, sede dell'attuale teatro. Si decise di realizzare un "Grande Teatro Comunale" degno di una città in espansione; il progetto del "Teatro Nuovaluce" era grandioso a tutti gli effetti, ed era concepito per realizzare una delle opere più innovative in Italia. A causa di problemi di finanziamento, il lavoro si è dovuto fermare per alcuni anni. Nel frattempo venne invece costruito un teatro più piccolo - il "Teatro Comunale Provvisorio", inaugurato nel 1822 (ma fu distrutto durante la seconda guerra mondiale). Intanto il Teatro Nuovaluce, dopo essere stato in parte ultimato e trasformato in sala polivalente, fu destinato prevalentemente all'uso estivo fino al 1865 quando fu venduto privatamente per finanziare la costruzione di un nuovo teatro. Nel 1870 l'architetto teatrale Carlo Sada fu incaricato di trovare una sede adatta per il nuovo teatro. Molte opzioni di location sono state prese in considerazione per il tanto desiderato teatro "Massimo". Un luogo è stato scelto solo per essere rifiutato e il sito originale è stato riportato in scena. Questa volta doveva essere la location di una grande sala polivalente. Anche in questo caso sono sorti problemi di finanziamento e il piano è stato ripreso dal Comune. Un comitato municipale ha quindi deciso che la struttura dovesse essere trasformata in un teatro dell'opera unidirezionale. Alla fine i lavori procedettero bene e il teatro fu completato in sette anni, inaugurando nel maggio 1890. Lo stile del teatro di Catania si ispira all'eclettismo francese del secondo impero imposto a Parigi da Charles Garnier con l'Opera di Parigi. Il suo atrio marmoreo, il “Ridotto”, è ornato e stuccato, e tra gli archi centrali si trova una statua di Bellini. Il bellissimo interno rosso felpato comprende i posti a sedere del piano principale e quattro ordini di palchi. Intorno a loro, al livello superiore, si trovano insoliti portici ad arco. Il soffitto dipinto da Ernesto Bellandi raffigura scene di quattro delle opere più famose di Bellini.
L’Orto Botanico si estende su una superficie di circa 16.000 mq a 75 m s.l.m.,  su suoli in parte di origine vulcanica (lave di epoca romana) e in parte alluvionali; il clima è termomediterraneo subumido (precipitazioni medie annue 732 mm, temperatura media annua 18 C). L’area è suddivisa in Hortus Generalis (13.000 mq),  che raccoglie soprattutto piante esotiche, ed Hortus Siculus (3000 mq), destinato alla coltivazione di specie spontanee siciliane.  Vasca L’Hortus Generalis, in stile formale o all’italiana, è diviso da viali ortogonali in ventidue settori geometrici delimitati da larghi gradini in pietra calcarea da taglio; la regolarità delle forme è accentuata dalla presenza di tre vasche circolari, utilizzate per la coltivazione delle piante acquatiche. La grande serra, Tepidario, che costituiva una delle strutture più imponenti dell’Orto, demolita negli anni ’50, è stata oggi sostituita con un nuova serra, inaugurata nel 2008 e destinata alla coltivazione delle piante tropicali.  La nuova serra Il nuovo Tepidario ospita oltre 160 specie vegetali (Foto serra interno) e riproduce l’architettura della vecchia serra che per volere dello stesso Tornabene riprendeva l’arte dell’antica manodopera francese in ferro e cristalli, realizzata ad imitazione di quella dell’Orto Botanico di Palermo. In prossimità del Tepidario si trovano due piccole serre destinate alla coltivazione delle piante succulente, una delle quali raccoglie la collezione del dott. Gasperini, donata nel 1982 all’Orto Botanico. Nell’Orto è presente anche una serra caldo-umida più piccola utilizzata, soprattutto, per la riproduzione delle palme e per la coltura di piccole piante esotiche.  Particolare della serra In un’area semicircolare, in fondo al viale principale, si trova l’edificio in stile neoclassico incorniciato da due enormi Dracaena draco; una gradinata in marmo consente l’accesso al portico, caratterizzato da una doppia fila di colonne e soffitto a cassettoni decorati con rosoni di stucco; sulla facciata sono poste alcune lapidi con iscrizioni che celebrano gli studi botanici ed alcuni maestri del passato (Linneo, De Candolle, Bivona, Cupani, Gussone).  Orto siculo L’Hortus Siculus, con la sua collezione di piante spontanee dell’isola, costituisce un settore peculiare. Una recente ristrutturazione ha permesso la creazione di aree diversificate nelle quali sono stati riprodotti alcuni ambienti tipici mediterranei (ambiente dunale, roccaglie, ambienti umidi, bosco e macchia mediterranea). In questi ambienti, insieme a piante comuni e diffuse si trovano specie quanto mai rare in Sicilia.
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Orto Botanico dell'Universita di Catania
397 Via Etnea
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L’Orto Botanico si estende su una superficie di circa 16.000 mq a 75 m s.l.m.,  su suoli in parte di origine vulcanica (lave di epoca romana) e in parte alluvionali; il clima è termomediterraneo subumido (precipitazioni medie annue 732 mm, temperatura media annua 18 C). L’area è suddivisa in Hortus Generalis (13.000 mq),  che raccoglie soprattutto piante esotiche, ed Hortus Siculus (3000 mq), destinato alla coltivazione di specie spontanee siciliane.  Vasca L’Hortus Generalis, in stile formale o all’italiana, è diviso da viali ortogonali in ventidue settori geometrici delimitati da larghi gradini in pietra calcarea da taglio; la regolarità delle forme è accentuata dalla presenza di tre vasche circolari, utilizzate per la coltivazione delle piante acquatiche. La grande serra, Tepidario, che costituiva una delle strutture più imponenti dell’Orto, demolita negli anni ’50, è stata oggi sostituita con un nuova serra, inaugurata nel 2008 e destinata alla coltivazione delle piante tropicali.  La nuova serra Il nuovo Tepidario ospita oltre 160 specie vegetali (Foto serra interno) e riproduce l’architettura della vecchia serra che per volere dello stesso Tornabene riprendeva l’arte dell’antica manodopera francese in ferro e cristalli, realizzata ad imitazione di quella dell’Orto Botanico di Palermo. In prossimità del Tepidario si trovano due piccole serre destinate alla coltivazione delle piante succulente, una delle quali raccoglie la collezione del dott. Gasperini, donata nel 1982 all’Orto Botanico. Nell’Orto è presente anche una serra caldo-umida più piccola utilizzata, soprattutto, per la riproduzione delle palme e per la coltura di piccole piante esotiche.  Particolare della serra In un’area semicircolare, in fondo al viale principale, si trova l’edificio in stile neoclassico incorniciato da due enormi Dracaena draco; una gradinata in marmo consente l’accesso al portico, caratterizzato da una doppia fila di colonne e soffitto a cassettoni decorati con rosoni di stucco; sulla facciata sono poste alcune lapidi con iscrizioni che celebrano gli studi botanici ed alcuni maestri del passato (Linneo, De Candolle, Bivona, Cupani, Gussone).  Orto siculo L’Hortus Siculus, con la sua collezione di piante spontanee dell’isola, costituisce un settore peculiare. Una recente ristrutturazione ha permesso la creazione di aree diversificate nelle quali sono stati riprodotti alcuni ambienti tipici mediterranei (ambiente dunale, roccaglie, ambienti umidi, bosco e macchia mediterranea). In questi ambienti, insieme a piante comuni e diffuse si trovano specie quanto mai rare in Sicilia.
La chiesa della Badia di Sant'Agata è una chiesa di Catania affacciata sulla via Vittorio Emanuele II, nel quartiere Duomo di Catania o Terme Achilliane - Piano di San Filippo.
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Chiesa della Badia di Sant'Agata
182 Via Vittorio Emanuele II
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La chiesa della Badia di Sant'Agata è una chiesa di Catania affacciata sulla via Vittorio Emanuele II, nel quartiere Duomo di Catania o Terme Achilliane - Piano di San Filippo.
PALAZZO BISCARI Il più importante Palazzo privato di Catania e preziosa testimonianza del barocco siciliano. I saloni affrescati ricchi di fascino ed eleganza, rappresentano uno splendido scenario
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Palazzo Biscari
10 Via Museo Biscari
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PALAZZO BISCARI Il più importante Palazzo privato di Catania e preziosa testimonianza del barocco siciliano. I saloni affrescati ricchi di fascino ed eleganza, rappresentano uno splendido scenario
Il nucleo più antico del giardino risale al Settecento ed apparteneva al principe Ignazio Paternò Castello di Biscari[1], che lo aveva voluto secondo le tipologie di allora con siepi strutturate a formare labirinti, decorazione di statue nei vialetti e numerose fontane di varia foggia a zampillo d'acqua o a cascatelle. Tale concezione architettonica gli aveva valso proprio il nome di Labirinto[2]. Il giardino era affidato ad abili giardinieri tra i quali il primo fu Pietro Paolo Arcidiacono e in seguito Giuseppe Squillaci. Dopo la morte del principe mecenate, avvenuta il 1º dicembre 1786, il giardino decadde progressivamente a causa dell'abbandono da parte degli eredi. Venne proposto in vendita a partire dal 1820 ma solo dopo un lungo periodo di trattative, il 29 settembre 1854 il Labirinto venne acquistato dal comune di Catania dalla proprietaria Anna Moncada Paternò Castello, discendente dagli eredi del principe[1].
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Giardino Bellini
292 Via Etnea
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Il nucleo più antico del giardino risale al Settecento ed apparteneva al principe Ignazio Paternò Castello di Biscari[1], che lo aveva voluto secondo le tipologie di allora con siepi strutturate a formare labirinti, decorazione di statue nei vialetti e numerose fontane di varia foggia a zampillo d'acqua o a cascatelle. Tale concezione architettonica gli aveva valso proprio il nome di Labirinto[2]. Il giardino era affidato ad abili giardinieri tra i quali il primo fu Pietro Paolo Arcidiacono e in seguito Giuseppe Squillaci. Dopo la morte del principe mecenate, avvenuta il 1º dicembre 1786, il giardino decadde progressivamente a causa dell'abbandono da parte degli eredi. Venne proposto in vendita a partire dal 1820 ma solo dopo un lungo periodo di trattative, il 29 settembre 1854 il Labirinto venne acquistato dal comune di Catania dalla proprietaria Anna Moncada Paternò Castello, discendente dagli eredi del principe[1].
Il teatro romano di Catania è situato nel centro storico della città etnea, tra piazza S. Francesco, via Vittorio Emanuele, via Timeo e via Teatro greco. Il suo aspetto attuale risale al II secolo ed è stato messo in luce a partire dalla fine del XIX secolo. A est confina con un teatro minore, detto Odeon.
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Romeins Theater van Catania
266 Via Vittorio Emanuele II
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Il teatro romano di Catania è situato nel centro storico della città etnea, tra piazza S. Francesco, via Vittorio Emanuele, via Timeo e via Teatro greco. Il suo aspetto attuale risale al II secolo ed è stato messo in luce a partire dalla fine del XIX secolo. A est confina con un teatro minore, detto Odeon.
L'anfiteatro romano di Catania, di cui è visibile solo una piccola sezione nella parte occidentale della piazza Stesicoro, è una imponente struttura costruita in epoca imperiale romana, probabilmente nel II secolo, ai margini settentrionali della città antica, a ridosso della collina Montevergine che ospitava il nucleo principale dell'abitato. La zona dove sorge, ora parte del centro storico della città, in passato era adibita a necropoli. Esso fa parte del Parco archeologico greco-romano di Catania.
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Roman Amphitheater of Catania
Piazza Stesicoro
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L'anfiteatro romano di Catania, di cui è visibile solo una piccola sezione nella parte occidentale della piazza Stesicoro, è una imponente struttura costruita in epoca imperiale romana, probabilmente nel II secolo, ai margini settentrionali della città antica, a ridosso della collina Montevergine che ospitava il nucleo principale dell'abitato. La zona dove sorge, ora parte del centro storico della città, in passato era adibita a necropoli. Esso fa parte del Parco archeologico greco-romano di Catania.
un luogo incantevole
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Taormina Shop
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un luogo incantevole
il simbolo di Catania
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Catania
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il simbolo di Catania
la meraviglia
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Parco dell'Etna
Via del Convento
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la meraviglia
Un primo monastero femminile dell'Ordine benedettino sotto il titolo di «San Benedetto» è documentato fuori le mura. I fondatori Rugieri la Matina e Alemanna Lumello ne patrocinarono la costruzione nel 1334, istituzione accresciuta con le rendite del Vescovo Simone del Pozzo prima del 1394.[2] Nel XV secolo le religiose si trasferirono nel sito attuale[2] edificato là dove sorgeva il tempio di Esculapio.
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Church of Saint Benedict
2 Via Teatro Greco
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Un primo monastero femminile dell'Ordine benedettino sotto il titolo di «San Benedetto» è documentato fuori le mura. I fondatori Rugieri la Matina e Alemanna Lumello ne patrocinarono la costruzione nel 1334, istituzione accresciuta con le rendite del Vescovo Simone del Pozzo prima del 1394.[2] Nel XV secolo le religiose si trasferirono nel sito attuale[2] edificato là dove sorgeva il tempio di Esculapio.
museo storico
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Historisch Museum van de Landing in Sicilië 1943
Piazzale Rocco Chinnici
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museo storico
Zoological Museum, Catania
81 Via Androne
museo
splendido paese a pochi chilometri da catania
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Acireale
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splendido paese a pochi chilometri da catania
Meraviglioso castello arroccato nella roccia
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Castello di Lauria
46 Via Edoardo Pantano
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Meraviglioso castello arroccato nella roccia
Le Gurne dell'Alcantara
luogo magico
paese della ceramica siciliana
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Caltagirone
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paese della ceramica siciliana
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Giardino Bellini
292 Via Etnea
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Terme Achilliane
8 Piazza del Duomo
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Pozzo di Gammazita
25 Via S. Calogero
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Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero
13 Via Biblioteca
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Offerta gastronomica

a nostro avviso il migliore Arancino di Catania (specialità tipica locale)
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Canusciuti Sicilian Cafe
13 Via della Lettera
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Via Santa Filomena è allo stesso tempo una realtà chic e cittadina. Traversina di Via Umberto, si fa notare immediatamente con un solo sguardo: piena di locali con tavolini sulla strada, le luci appese ai muri ad incorniciare una viuzza che non dice altro che “Vieni, entra!”. E un via vai di gente che promette che in fondo alla strada ci sarà il locale che stavi cercando, che fa per te.
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Via Santa Filomena
Via Santa Filomena
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Via Santa Filomena è allo stesso tempo una realtà chic e cittadina. Traversina di Via Umberto, si fa notare immediatamente con un solo sguardo: piena di locali con tavolini sulla strada, le luci appese ai muri ad incorniciare una viuzza che non dice altro che “Vieni, entra!”. E un via vai di gente che promette che in fondo alla strada ci sarà il locale che stavi cercando, che fa per te.
se vuoi gustare la tipica carne di Cavallo,specialitàCatanese
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Al borgo di federico
100 Piazza Federico di Svevia
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Frumento

Lidi Balneari

lido che consigliamo sugli scogli a Catania
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Lido Esagono
46 Via Antonello da Messina
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Lido balneare alla spiaggia Playa di Catania
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Lido Azzurro Beach Resort
11 Litoranea Kennedy
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